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Il viaggio

 

Tutto ha a che vedere con tutto

Sembra davvero complesso padroneggiare il metodo di Marìa Fux e conoscerlo così in profondità da poter abbracciare simultaneamente musiche, immagini, consegne, limiti. Ammortizzare senza impaccio imprevisti di ogni natura,  capitalizzare, interagendo rapidamente in un “mare” troppo burrascoso o a volte sorprendentemente piatto, attraversato da correnti sconosciute e da sguardi di occhi che parlano, domandano, che con la loro assenza chiedono.
Venti che soffiano o non soffiano in direzioni sempre inattese.
Ogni gruppo è differente dall’altro; un corpo sensibile assolutamente a sé stante.
Neanche il tempo si assomiglia.
Spesso, quello che avevamo pensato e preparato così accuratamente, non risulta più essere così veritiero;  il momento prima non è mai uguale a quello dopo.
Bisogna essere pronti a prendere decisioni rapide e disposti a cambiarle altrettanto velocemente, non c’è tempo per stare a pensare, la mente è troppo lenta, obsoleta, mentre si propone “devo rimanere nel metodo”…miope ingranaggio che si domanda “sono ancora nel metodo?”.

Chi guida chi? L’INTUITO.
Per fortuna che c’è il corpo. 

Il gruppo è un grande singolo corpo che, dopo essere stato convinto e accompagnato (da un altro corpo) a intraprendere un viaggio di incantamento, costellato da incontri piacevoli (o meno), deve essere dolcemente ricondotto a casa.
L’allegria è sempre un buon cammino.
Ogni piccolo grande problema risolto è un passo di avvicinamento a “ciò che si conosce o si conosceva”, i silenzi sono spazi di respiro per poter riprendere fiato, ritrovare lucidità corporea, poter riaffermare la propria presenza, ricominciare; solo alimentando lo stato di costante allerta rispetto a se stessi e al gruppo si possono risolvere problemi e soprattutto dare le risposte a quegli occhi, talvolta smarriti,  dagli sguardi che chiedono.

Giunti al termine del “viaggio”, conduttore e “condotti” (anche se da punti di vista differenti) devono aver maturato la certezza di essere riusciti nell’impresa grazie al ricco potenziale del gruppo unito che, con la danza, ha condiviso la fiducia nella possibilità di cambiamento. Il gruppo è sempre un fattore esponenziale.
Il corpo deve “portarsi a casa” la sensazione nitida di stare meglio di quando era partito, solamente un’ora fa.
Gli sguardi devono essere cambiati e ora mostrare una disposizione all’allegria ; le labbra sono meno serrate.

Nell’incontro con il gruppo è necessario dapprima registrare con il corpo il clima generale (dato dalla somma dei vari elementi propri di quel preciso momento) per permettere alle persone di sondare cosa stia succedendo, facilitarne il riconoscimento, dare tempo e/o andare al contrasto (oppure no).
E’ utile ascoltare le caratteristiche particolari dell’istante in cui ogni stimolo verrà applicato. “Pulire” le transizioni tra uno stimolo e l’altro.
Se per esempio ci sono momenti in cui il conflitto diventa preponderante, quest’ultimo può rappresentare un ostacolo da cui allontanarsi o al contrario può valere la pena avvicinarsi e andare a vedere cosa si nasconde veramente dietro l’apparizione improvvisa di questo personaggio, che messaggio vuole rivelare.
D’altra parte nel contesto dell’incontro con il gruppo si presentano spazi visivi brevi ma intensi, dove solo l’esperienza suggerisce la pianificazione e la valutazione della mossa successiva. Squarci di sereno.
I partecipanti riceveranno consegne ben precise e per il conduttore è vitale riconoscere il clima che muta per proporre lo stimolo più adeguato.

Tutto ha a che vedere con tutto.

Valentina Vano
Danzaterapista, Milano, MI, Italy
w: www.metodomariafux.com | @: danzaterapia@ymail.com|
t: (+39) 339 4805 033

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